Effetto Pigmalione: la “profezia che si autoavvera” nelle scuole

L’effetto Pigmalione, detto anche effetto Rosenthal, è un fenomeno di suggestione psicologica in base al quale le aspettative che gli altri nutrono nei confronti di un individuo finiscono per influenzarne il comportamento, come una “profezia che si autoavvera”.
Lo sapevate che gli allievi di una classe se vengono incentivati dall’insegnate ottengono voti più alti? È l’effetto Pigmalione, chiamato anche la “profezia che si autoavvera”.
Tale effetto assume un ruolo importante in ambito educativo, sia scolastico che familiare, stimolando il potenziale di sviluppo di un bambino in modo positivo o negativo, a seconda dell’opinione espressa da un insegnante o da un genitore.
Il mito di Pigmalione: la “profezia che si autoavvera”
Nella mitologia e nella letteratura classica, il mito di Pigmalione è riportato da diversi autori, i quali, seppure con alcune differenze, narrano la storia di un uomo che si innamorò di una statua (agalmatofilia, dal greco agalma ἄγαλμα =statua e -philia φιλία = amore).
Pigmalione, re di Cipro e abile scultore, incapace di trovare una donna all’altezza delle sue aspettative, fece scolpire una statua d’avorio che incarnasse il proprio ideale di donna. Secondo la versione di Filostefano di Cirene, la donna ideale era Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, di cui Pigmalione era innamorato. Nel mito narrato da Ovidio nel X libro delle Metamorfosi, si legge che fu Pigmalione stesso a scolpire la statua, finendo per innamorarsene perdutamente (vv. 247-249):
Ma un giorno, con arte invidiabile scolpì nel bianco avorio
una statua, infondendole tale bellezza, che nessuna donna
vivente è in grado di vantare; e s’innamorò dell’opera sua.
Tuttavia l’amore di Pigmalione lo rese ancora più infelice: la sua amata non poteva diventare sua sposa. Afrodite, mossa da compassione, diede vita alla statua e la trasformò in una donna, chiamata Galatea.
Pigmalione aveva trasformato in realtà le sue aspettative, facendo di Galatea la donna ideale, come in una “profezia che si autoavvera”. Se da un lato il mito narra l’amore tra colui che crea e le sue creazioni, dall’altro definisce i tratti di un fenomeno psicologico: il ruolo delle aspettative nella determinazione di un individuo.
Gli studi di Rosenthal
Lo psicologo Robert Rosenthal, mentre lavorava con delle cavie da esperimento -a cui insegnava a come orientarsi in un laboratorio-, si chiese se le convinzioni e le aspettative dei ricercatori sui loro soggetti potessero influenzarne le prestazioni. Per determinare ciò, affidò 60 animali a 12 ricercatori, dicendo a metà di loro che le cavie erano estremamente intelligenti, e all’altra metà che i ratti erano poco dotati. Rosenthal dimostrò così l’ipotesi di un “effetto Pigmalione”: le cavie ritenute intelligenti ottenevano risultati migliori rispetto a quelle considerate meno dotate.
A questo punto Rosenthal pensò di studiare questo effetto su soggetti umani e in ambito educativo; ideò uno dei più famosi studi di psicologia dell’educazione, indagando il ruolo delle aspettative degli insegnanti sullo sviluppo intellettuale degli allievi. I risultati di tale studio furono pubblicati nel 1968 con il titolo di Pigmalione in classe.
Lo studio, condotto da Robert Rosenthal e Leonore Jacobson, fu svolto presso l’Oak School, un istituto di studi primari in California. Tutti i bambini della scuola, compresi quelli di una scuola materna che l’anno seguente avrebbero frequentato l’Oak School, vennero sottoposti ad un test di intelligenza, denominato TOGA. Il presunto test fu presentato come un nuovo indicatore del potenziale sviluppo intellettuale dei bambini, sviluppato dall’Università di Harvard, grazie al quale gli insegnanti avrebbero potuto riconoscere i bambini da cui aspettarsi un migliore rendimento scolastico. In realtà il test non esisteva e i dati forniti agli insegnanti furono totalmente casuali. L’obiettivo era, come accaduto con le cavie ritenute più intelligenti, verificare se i bambini ritenuti più dotati avrebbero compiuto progressi maggiori rispetto agli altri, perché influenzati dalle aspettative dei loro insegnanti.
L’ipotesi dell’effetto Pigmalione in classe venne confermata, evidenziando un impatto maggiore sui bambini più piccoli. Infatti i bambini considerati più “promettenti” avevano registrato una progressione nello sviluppo intellettuale di 27,4 punti, mentre gli altri di soli 12 punti; al terzo anno i risultati erano rispettivamente 16,5 e 7,0; per i bambini dell’ultimo anno delle elementari la differenza invece non era risultata significativa.

Rosenthal dimostrò come le aspettative degli insegnanti avessero inconsciamente condizionato il rendimento dei loro allievi, sebbene tra i due gruppi di partenza, uno considerato più intelligente e l’altro meno dotato, non vi era alcuna reale differenza. Si iniziò così a parlare di effetto Rosenthal o di effetto Pigmalione per riferirsi al fenomeno psicologico in grado di condizionare il comportamento di un individuo in base alle aspettative altrui, sia positive che negative.
Conclusioni
Le aspettative poste dagli adulti hanno il potere di influenzare i bambini sia in positivo che in negativo. Quando parliamo di successo scolastico, dunque, è molto importante che gli insegnanti conoscano e siano consapevoli dell’effetto Pigmalione sui propri allievi. Solo in questo modo potranno stimolare i ragazzi a fare del loro meglio per massimizzare le proprie capacità. Tanto più importante poi, nel caso di presenza di categorie svantaggiate per motivi diversi (es. immigrati, portatori di Disturbo Specifico dell’Apprendimento o di un Ritardo Mentale).
Foto in copertina di Max Fischer da Pexels