Infertilità e vaccino anti-COVID: l’allarmismo frutto della disinformazione

La paura di un potenziale effetto negativo del vaccino anti-COVID sulla fertilità è un chiaro motivo di allarmismo tra i più giovani. Ne abbiamo parlato con il Dr. Luca Gianaroli, direttore scientifico S.I.S.Me.R., per provare a far luce su un argomento spesso oggetto di disinformazione.
Il vaccino anti-COVID e i suoi possibili effetti collaterali rappresentano una delle principali preoccupazioni dopo la pandemia da SARS-CoV-2. L’esitazione vaccinale è strettamente legata alla paura che il vaccino possa causare in soggetti attualmente sani, pronti ad immunizzarsi a scopo preventivo, una qualsiasi patologia futura.
I presunti effetti collaterali del vaccino anti-COVID pesano pertanto più di quelli derivanti dall’assunzione di un qualunque farmaco, contraddistinto in ugual misura da possibili eventi avversi, ma assunto durante una patologia e più raramente in prevenzione della stessa.
Una delle preoccupazioni maggiori riguarda i più giovani, vero futuro dell’era post-pandemica; un potenziale effetto negativo sulla fertilità non sarebbe solo grave ma quasi catastrofico. Ne deriva un allarmismo diffuso, che trova nella disinformazione il suo miglior alleato.
Indice dei contenuti
- Ma cosa dicono gli esperti?
- L’assunzione di alcuni farmaci può influenzare la fertilità sia maschile che femminile? Come si manifestano eventuali effetti negativi sulla funzionalità riproduttiva?
- Farmaci e vaccini sono prodotti diversi, con finalità, meccanismi di funzionamento, componenti e procedimenti di sviluppo e monitoraggio differenti. Sono noti attualmente dei vaccini che hanno avuto come effetto collaterale infertilità sia maschile che femminile?
- I vaccini anti-Covid hanno diversi possibili effetti avversi, i dati scientifici attualmente disponibili riportano casi di alterazione del sistema riproduttivo?
- Da cosa è stato generato l’allarmismo legato ad una possibile infertilità indotta dal vaccino? Perché si è creata una tale disinformazione?
- Uno studio pubblicato recentemente su JAMA ha dimostrato come prima e dopo la somministrazione di un vaccino a mRNA non ci fossero alterazioni significative della concentrazione e della motilità degli spermatozoi.
- Tuttavia, potrebbero esserci effetti a lungo termine, anche alla luce della vaccinazione di soggetti di età compresa tra i 12 e i 18 anni?
- Conclusioni
- La vaccinazione non sostituisce tutte le altre misure preventive, soprattutto durante la gravidanza, ma è complementare ad esse.
Ma cosa dicono gli esperti?
Abbiamo intervistato il Dr. Luca Gianaroli, direttore Scientifico S.I.S.Me.R. (Reproductive Medicine Institute) e membro del COVID-19 Working Group della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (ESHRE).


L’assunzione di alcuni farmaci può influenzare la fertilità sia maschile che femminile? Come si manifestano eventuali effetti negativi sulla funzionalità riproduttiva?
Esistono farmaci che possono compromettere la fertilità maschile e femminile. La compromissione può riguardare sia la qualità di ovociti e spermatozoi, sia la loro quantità.
Ovviamente a seconda della tipologia di farmaco questi effetti negativi possono avere diversi livelli di gravità e possono essere transitori (ossia limitati al periodo di assunzione del farmaco), oppure permanenti, come avviene ad esempio in caso di terapie aggressive come la chemioterapia.
Qualora un individuo in età fertile (inclusi gli adolescenti) dovesse avere necessità di sottoporsi a terapie con potenziali conseguenze di entità rilevante sul potenziale riproduttivo futuro, esistono oggi dei programmi di preservazione della fertilità, che prevedono la possibilità di crioconservare ovociti o spermatozoi prima dei trattamenti in modo da poterli utilizzare successivamente per tentare di ottenere una potenziale gravidanza attraverso tecniche di procreazione assistita.
Per quanto riguarda le donne, ci sono inoltre farmaci che influiscono “indirettamente” sui programmi riproduttivi essendo strettamente controindicati in gravidanza. In questi casi, la ricerca di un concepimento deve essere valutata attentamente con il proprio specialista di riferimento.
Farmaci e vaccini sono prodotti diversi, con finalità, meccanismi di funzionamento, componenti e procedimenti di sviluppo e monitoraggio differenti. Sono noti attualmente dei vaccini che hanno avuto come effetto collaterale infertilità sia maschile che femminile?
Allo stato attuale, nei paesi occidentali, l’utilizzo dei vaccini è subordinato a procedure di sperimentazione, validazione e monitoraggio rigidissime, che si articolano in diverse fasi proprio per cercare di minimizzare eventuali rischi legati alla loro somministrazione. E’ chiaro, però che le variabili in gioco sono tantissime e che purtroppo non possono essere tutte completamente escluse.
Per quanto riguarda la fertilità, i vaccini oggi più comuni non risultano avere effetti significativi, anzi quello per l’HPV ad esempio si può considerare “protettivo” in questo senso.
E’ chiaro che nel momento in cui ci si pone il dubbio se un vaccino può avere effetti negativi sulla fertilità occorre anche farsi la domanda opposta, ovvero la malattia per cui il vaccino viene somministrato può influire sulla fertilità? In molti casi, infatti questa eventualità può essere più probabile.
I vaccini anti-Covid hanno diversi possibili effetti avversi, i dati scientifici attualmente disponibili riportano casi di alterazione del sistema riproduttivo?
No, allo stato attuale non esistono dati che lascino supporre potenziali alterazioni del sistema riproduttivo causate dai vaccini anti-Covid autorizzati finora in Europa e USA. Esistono invece alcuni studi che mostrano come alcune forme severe di COVID-19, in determinati soggetti e specialmente negli uomini, possano avere, tra le altre, conseguenze anche sul sistema riproduttivo.
Da cosa è stato generato l’allarmismo legato ad una possibile infertilità indotta dal vaccino? Perché si è creata una tale disinformazione?
L’allarmismo in merito ai vaccini anti-COVID è stato generato e alimentato dal proliferare di una serie di informazioni assolutamente prive di qualsiasi fondamento scientifico diffuse per paura, per ignoranza o ad arte con finalità ben precise.
Esistono fonti di informazione affidabile, come ad esempio le società scientifiche o le autorità competenti per la sorveglianza sanitaria, che mettono a disposizione diversi tipi di documenti in grado di chiarire eventuali dubbi su argomenti specifici.
Per quanto riguarda la fertilità, le informazioni più attendibili possono essere reperite a livello nazionale tramite la SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) o, a livello internazionale, tramite l’ESHRE (European Society of Reproductive Medicine and Embryology), l’IFFS (International Federation of Fertility Societies), l’ASRM (American Society for Reproductive Medicine) o il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists.
Uno studio pubblicato recentemente su JAMA ha dimostrato come prima e dopo la somministrazione di un vaccino a mRNA non ci fossero alterazioni significative della concentrazione e della motilità degli spermatozoi.
Lo studio ha coinvolto 45 uomini in buona salute e di età compresa tra i 18 e i 50 anni. A ciascuno dei volontari sono stati prelevati due campioni di sperma, il primo dopo una settimana di astinenza e a vaccinazione non ancora avvenuta, mentre il secondo 70 giorni dopo la seconda dose. Tutti i soggetti hanno ricevuto un vaccino a mRNA e dalle analisi sul volume, la concentrazione e la motilità degli spermatozoi non è emerso alcun calo dei parametri considerati.
Tuttavia, potrebbero esserci effetti a lungo termine, anche alla luce della vaccinazione di soggetti di età compresa tra i 12 e i 18 anni?
Questa possibilità non può essere scartata a priori, anche se, sulla base delle conoscenze attuali, la composizione e il meccanismo di funzionamento del vaccino fanno escludere questa ipotesi.
In ogni caso, la somministrazione del vaccino viene attentamente monitorata a livello globale attraverso la raccolta di numerosi dati che ci forniscono e continueranno a fornirci una grande quantità di informazioni.
Conclusioni
Stanno emergendo numerosi dati provenienti da diversi paesi che mostrano come contrarre il COVID in gravidanza possa causare una serie di complicanze anche gravi sia per la madre che per il nascituro, come ad esempio aborti o prematurità.
Per questo motivo, in linea con le raccomandazioni delle Società Scientifiche, è importante sensibilizzare le donne riguardo all’estrema importanza di sottoporsi alla vaccinazione prima di ricercare una gravidanza (sia spontaneamente che tramite procreazione assistita) o durante la gravidanza stessa qualora non esistano altri fattori di rischio che la controindichino.
La vaccinazione non sostituisce tutte le altre misure preventive, soprattutto durante la gravidanza, ma è complementare ad esse.
In copertina foto di RODNAE Productions da Pexels