La scelta del partner è guidata da circuiti cerebrali

Indice dei contenuti
L’Università di Torino, ottava nella graduatoria finale, riceverà i finanziamenti dal Programma Internazionale di supporto alla ricerca per coordinare il progetto sulla scelta del partner
L’ente di ricerca dell’Università di Torino è ottavo nella graduatoria finale dei venti vincitori del bando finanziato dal prestigioso Human Frontier Science Program che in trent’anni di storia ha avuto tra le fila 28 Premi Nobel.
Al bando hanno partecipato 549 progetti di ricerca da tutto il mondo.
Tale ricerca è coordinata dalla dott.ssa Bovetti e coinvolge oltre all’Università di Torino gli etologi del Konrad Lorenz Institute of Ethology di Vienna del dott. Dustin Penn e gli ingegneri esperti in ottica e fotonica della Sorbonne Université, Ecole Normale Supérieure di Parigi del dott. Sylvain Gigan.
Il progetto ha l’obiettivo di ricercare dove risiede la memoria degli individui familiari e quali caratteristiche sono ricordate e regolano la scelta del partner in età adulta.
Conoscere i circuiti neurali alla base del fenomeno biologico dell’imprinting sessuale, ampiamente documentato dal punto di vista comportamentale, è l’oggetto del progetto della dott.ssa Serena Bovetti e del prof. Paolo Peretto dell’Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi e NICO-Neuroscienze Institute Cavalieri Ottolenghi.
Il Rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna sottolinea le grandi competenze in ambito internazionale dei suoi ricercatori e l’importanza del progredire della ricerca pura per le future innovazioni e conoscenze scientifiche che hanno impatto sulla vita delle persone.
L’imprinting di Lorenz e la scelta del partner
Il progetto si basa sugli studi dell’etologo austriaco Konrad Lorenz sull’imprinting. L’imprinting sessuale utilizza, tramite meccanismi di apprendimento precoce e istintivo, caratteri visivi, olfattivi e acustici per identificare le caratteristiche del futuro partner, limitando la consanguineità e aumentando la variabilità genetica.
Grazie alle brillanti ricerche condotte da Konrad Lorenz (1937), l’imprinting è diventato un argomento centrale nello studio del comportamento animale.
L’imprinting influisce sulla scelta e sull’attaccamento alla figura materna (imprinting filiale) e, successivamente, condiziona le preferenze sessuali (imprinting sessuale). Konrad si riferiva a un periodo, limitato ad alcune ore o a pochi giorni dopo la nascita, denominato periodo critico o fase sensibile.
Si è visto inoltre che i fenomeni di imprinting filiale e sessuale non sono rigidi, ma variano in base alle condizioni sperimentali, venendo influenzati anche da una “predisposizione” innata dell’animale a preferire stimoli che ricordino il compagno naturale; anche la durata del periodo sensibile dell’imprinting varia in base alle condizioni sperimentali. In definitiva le ricerche successive hanno evidenziato una maggiore flessibilità del fenomeno da porsi in relazione con la plasticità delle connessioni neuronali.
L’imprinting nell’uomo
Il periodo sensibile di questo fenomeno è più lungo nelle specie a prole inetta piuttosto che in quelle a prole precoce. L’imprinting esiste anche nell’uomo la cui prole è inetta per un lungo periodo e sono rinvenibili più fasi sensibili per diversi apprendimenti, come ad es. quello del linguaggio, che coprono differenti periodi dell’infanzia.
Anche nell’uomo si sviluppa un legame molto forte con le figure di accudimento, in particolare con la madre. Studiosi come Spitz (1946) e Bowlby (1951) hanno descritto le reazioni di lattanti e bimbi fino ai 3 anni conseguenti a brusche e prolungate separazioni dalla madre. Tali reazioni documentano la forza e l’importanza dell’attaccamento alla figura materna. Nei casi più gravi, come ad es. nei bimbi ricoverati nei brefotrofi, Spitz osservò gravissimi ritardi nello sviluppo psicomotorio, nel linguaggio e/o numerosi sintomi somatici.
L’imprinting condiziona il benessere mentale delle persone e non solo la scelta del partner
La pratica psicoterapeutica rimanda continuamente ad apprendimenti precoci che si sono instaurati e stabilizzati nel periodo infantile. Tali apprendimenti “fissano” una modalità di relazionarsi all’ambiente sociale e condizionano perciò i processi di socializzazione e lo sviluppo della personalità; inoltre predispongono a disturbi psicopatologici le cui cause scatenanti sono da ricercare in eventi più recenti come accade ad es. frequentemente per i disturbi d’ansia. Poiché questi apprendimenti sono pervasivi, tenaci e si determinano per fenomeni di adattamento all’ambiente in un periodo in cui la sopravvivenza dell’individuo dipende completamente dall’ambiente sociale di accudimento, è molto probabile che siano legati a fenomeni di “imprinting”.