Benessere estetico: quando l’abito fa il monaco

“L’abito non fa il monaco”, questo proverbio entrato nell’uso quotidiano di tutti noi, sta ad indicare che non si dovrebbero giudicare le persone dal loro aspetto esteriore in quanto, tale aspetto, non sarebbe congruente ai valori personali, non sarebbe indicatore veritiero di qualità intrinseche della persona. Tutto vero ma il benessere estetico passa sopratutto da qui.
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Il giudizio come base del benessere estetico
Come a me piace dire “L’abito non farà il monaco, ma sicuramente ci può fornire una chiara indicazione dell’ordine religioso di appartenenza.”
Questo dal mio punto di vista sta a significare una cosa, l’apparenza e conseguentemente il giudizio estetico è un fattore imprescindibile e se vogliamo, irrinunciabile dal nostro sistema cognitivo. Ampi studi, soprattutto nell’ambito della psicologia della percezione e della psicologica sociale danno credito a questo punto di vista. Il cosiddetto “effetto alone” né è un esempio lampante. Trattasi di un bias cognitivo ovvero una distorsione cognitiva per cui la percezione di un tratto è influenzata dalla percezione di uno o più tratti diversi di un individuo. Classico giudicare maggiormente intelligente una persona di bel aspetto rispetto a chi no lo è.
L’importanza della bellezza
Non è possibile negare l’importanza della bellezza esteriore soprattutto se si pensa al ruolo che ha per la scelta del partner e al fatto che risulta determinante durante una prima impressione, andando quindi ad influire sui rapporti interpersonali.
L’impatto che la bellezza fisica ha sulla nostra vita è molto potente. Questo lo si può riscontrare già in età precoce. Un neonato giudicato attraente, avrà più attenzioni e sarà considerato maggiormente gestibile dai genitori; anche a scuola, i bambini di bell’aspetto riusciranno ad intrattenere un maggior numero di relazioni, andando ad incrementare il giudizio positivo su loro stessi. Anche le insegnanti tenderanno a privilegiare i bambini più attraenti e avranno un giudizio positivo su di loro rispetto al rendimento scolastico (Costa, Corazza, 2006).
È fatto riconosciuto e assolutamente normale in base a quanto fin qui esposto che ci sia un’estrema relazione tra bellezza e benessere, questo spinge molte persone a spendere numerose energie e denaro per la ricerca di un aspetto fisico più gradevole possibile, ricorrendo alla cosmetica, alle diete, all’esercizio fisico e alla chirurgia estetica.
Benessere estetico: il peso del modello estetico
La problematica più grave è che l’estetica occupi un ruolo di primo piano nella nostra scala dei valori e influenzi così profondamente il nostro modo di essere e di percepire noi stessi e gli altri. Una qualità che non ha una reale utilità o funzione sociale diviene così un valore determinante; tutta l’importanza data all’apparenza estetica arriva al punto di influenzare fortemente il percorso di vita di una persona, discriminando chi non rispecchia i canoni prestabiliti; persino chi corrisponde a questo modello estetico non è libero dalla pressione continua di aderire al bello irraggiungibile.
La bellezza assume quindi il valore di “merito” e innesca un meccanismo perverso di autogratificazione di se stessi attraverso il riconoscimento altrui. L’estetica è ormai un valore assoluto a cui dobbiamo adeguarci, continuamente riproposto dalla società, che ci impone di sfruttare il nostro corpo per valorizzarlo. Tutto questo, più o meno inconsciamente, assume una connotazione prioritaria nel nostro modo di essere e ci condiziona fortemente. Il problema nasce proprio dal peso che diamo ad un certo modello a prescindere da quale esso sia, e dall’incapacità di mettere realmente in discussione il bisogno di aderivi.
Biografia:
- Costa M., Corazza L., (2006). Psicologia della bellezza. Firenze: Giunti.
- Chiodo S., (2012). Il futuro della bellezza in Studi di estetica, rivista n. 46.
- Schilder, P – Immagine di Sé e schema corporeo – Franco Angeli Editore, Milano, 1973
- Schilder, P. – The Image and Appearance of the Human Body – Kegan Paul, London, 1935