Fake news. Cosa sono e come imparare a riconoscere le notizie false

Fake news. Cosa sono e come imparare a riconoscere le notizie false

La vita: fonte inesauribile di notizie? Non sempre quello che si legge sui social è attendibile

Michelangelo Coltelli e Noemi Urso non negano di certo che sia la vita una fonte di notizie e in Fake news, libro da loro pubblicato nel 2019, ci esortano ad imparare a riconoscere quelle false.

Al verificarsi di un evento può seguire l’informazione di esso, ma può anche essere usato per diffondere una notizia falsa. I divulgatori di notizie false corrispondono a due tipologie.

La prima tipologia, quella consapevole, genera, a sostegno di una tesi, notizie false manipolando eventi veri o inventando situazioni con la presunzione di asserire che esse siano realmente accadute. La seconda tipologia, quella inconsapevole, diffonde una notizia falsa per ingenuità. Quindi trattasi di notizia non verificata e non riconosciuta come falsa ma subito condivisa in rete dopo una lettura che non va oltre il titolo.

Scrivere  sulle “Fake news” poiché non è semplice riconoscere le notizie false

Considerato il fatto che non sia facile riconoscere notizie false,  i due autori spiegano nel dettaglio le motivazioni di ciò, citando alcune notizie, che analizzano e che formano diverse categorie. Queste ultime sono principalmente le bufale, la disinformazione, la misinformazione e le fake news. Ritengo interessanti anche le spiegazioni che i due giornalisti forniscono riguardo ai meccanismi mentali che ci impediscono di riconoscere facilmente le notizie false chiamati bias cognitivi.

  • Il bias di conferma scatta quando un articolo è in linea con la nostra visione del mondo e per tal motivo lo consideriamo attendibile. In tal modo autorizziamo coloro che riteniamo siano fonti attendibili a comportarsi come meglio credano.
  • Il bias della negatività ci fa ricordare un maggior numero di notizie brutte per allertarci al pericolo e sopravvivere.
  • Un altro pregiudizio è il bias della sopravvivenza per cui ignoriamo i fallimenti per accrescere il nostro ottimismo.

Quando una notizia non ha il valore di informazione

Michelangelo Coltelli e Noemi Urso ci suggeriscono svariati modi per capire che certe notizie non meritino condivisione premettendo a queste regole quella principale.  La prima regola è di non leggere solo il  titolo ma tutta la notizia.  Ne segue  che spesso la notizia non corrisponde al titolo.

Altra regola importante è verificare se la notizia faccia riferimento a fonti attendibili e chi sia l’autore che l’abbia redatta.

Riconoscere se la notizia sia esaustiva e completa di un perché, di un quando, di un che cosa, di un chi e di un dove: le famose 5 W del giornalismo.  Capire, qualora si percepisca che la notizia ci coinvolga, se faccia leva sulle nostre convinzioni o i nostri pregiudizi.

Allertarsi, se sentiamo il tipo di racconto volutamente strappalacrime.   Distinguere tra notizia medico-scientifica e superstizione. Verificare il sito che contiene la notizia.  Infine ammettere la nostra ignoranza di non specialisti di tutti i settori poiché nessuno può dissertare di qualsiasi materia a 360 gradi, quindi verificare gli argomenti nei siti in cui scrivono esperti noti di quel settore e degni di fiducia.

“Se, nonostante tutto, non siamo ancora sicuri della veridicità di una notizia è sempre bene non condividere”.

 

Per approfondire:

Coronavirus: il video di Tgr Leonardo che ha dato il via alle ipotesi strampalate dei complottisti

 

 

Antonella Domenica Amato

Vivo a Catania. Mi interessano gli approfondimenti scientifici e mi occupo di divulgazione scientifica.
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