Il confine tra immaginazione e realtà nell’intelligenza artificiale

Il confine tra immaginazione e realtà nell’intelligenza artificiale

Cos’è l’intelligenza artificiale e dove ci porterà? Questa è la domanda che prima gli scienziati e la società odierna si pongono

Oggi si sente spesso parlare di intelligenza artificiale (Al) e mentre da una parte troviamo chi ne parla bene, dall’altra troviamo anche chi ne parla male. Chi ne parla bene mette in risalto l’impatto positivo in campi di vita quotidiana che oggi sarebbe difficile poter controllare. La ricercatrice Fei-Fei Li sostiene che l’AI aiuterà la medicina, medici e infermieri che potranno sfruttare l’intelligenza artificilae per essere instancabilmente vigili; esisteranno auto più intelligenti e sicure che vedranno il pericolo o guideranno le auto al posto nostro, evitando così incidenti. Si prospetta che l’AI aiuterà a raggiungere frontiere per noi oggi inimmaginabili. Poi c’è chi ne parla male, particolarmente perché spaventato dagli effetti che una mente intelligente come l’uomo o più dell’uomo possa comportare, preoccupati da un controllo delle macchine sull’uomo. Ricordiamo una frase dello scienziato Stephen Hawking che afferma come “ lo sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe comportare la fine della razza umana”.

Ascoltando un intervista della prof. Stefania Bandini – docente di informatica dell’Università di Milano-Bicocca – siamo ancora molto lontani da questo tipo di intelligenza.

Quella che oggi chiamiamo intelligenza artificiale si può tradurre come un insieme di metodologie e tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e software tali da controllare la componentistica elettronica, cioè robot, che mostrino comportamenti non più di esclusiva umana.

Esistono macchine in grado di risolvere teoremi che l’essere umano non è stato in grado di risolvere o di vincere a scacchi un campione come Garry Kasparov, battuto al torneo di Saint Louis da Deep Blue nel 1996, il supercomputer creato dall’IBM. Per esempio, pensiamo al test di Turing che verifica se un computer possa essere scambiato per essere umano.

Il test, ideato da Alan Turing, consiste nel posizionare tre soggetti in tre stanze diverse dove due di questi soggetti, la macchina e la persona sottoposta al test non sono in grado di comunicare tra loro, ma solo con il primo soggetto. Se il primo soggetto non fosse stato in grado di distinguere sulla base delle domande se uno dei due interlocutori fosse una macchina o un essere umano allora il test di Turing sarebbe risultato superato. Ad oggi sappiamo che esistono macchine che hanno superato il test di Turing, quindi la domanda che ci si pone è “siamo effettivamente in presenza di un intelligenza artificiale?” Sicuramente siamo di fronte ad un intelligenza artificiale, ma non tale da pensare in modo indipendente come farebbe un essere umano, come se l’ immaginava appunto Turing.

Alan Turing aveva l’ambizione di voler realizzare una macchina dotata di un cervello, cioè pensante. Nel 1950 pubblicò sulla rivista MIND un articolo in cui scrive che un giorno le macchine sarebbero state in grado di mentire, fingendosi un essere umano. Egli pensava che così come si poteva costruire una macchina tanto sofisticata da funzionare come un essere umano, allora si potrebbe anche credere che essa sarebbe stata capace di pensare.

Quando si pensa all’intelligenza artificiale non bisogna pensare che esistano macchine capaci di pensare, provare delle proprie emozioni e quindi in grado di prendere delle iniziative sulla base di idee proprie, ma piuttosto esistono macchine progettate per poter rispondere a dei comandi sulla base di un esperienza programmata.

Quale sarà la vita degli italiani e quale il ruolo dell’Italia verso questa corsa all’implementazione dell’intelligenza artificiale?

I primi di luglio 2020 il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il documento definitivo con le proposte per la “Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale” elaborato dal gruppo di esperti selezionati dal MiSE.

Uno degli obiettivi principali che ci si pone sarà quello di sviluppare le tecnologie emergenti per favorire l’innovazione e la competitività delle imprese con la promessa che verrà garantita la tutela occupazionale, sociale e ambientale. L’obiettivo è quello di raccogliere i benefici che l’intelligenza artificiale può dare al Paese, mettendo sempre al centro l’individuo e il suo contesto.

 

E.M.

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