La soia: fa bene o fa male?

Le proprietà della soia oggi sono molto dibattute e oggetto di controversie. Fino a pochi decenni fa la soia era praticamente sconosciuta a noi consumatori italiani. La sua coltivazione ha avuto origine in Asia dove non veniva considerata adatta per l’alimentazione umana. Il suo principale utilizzo era come fertilizzante dei terreni ma grazie alla messa a punto delle tecniche di fermentazione fu resa commestibile.
L’interesse di questo legume è cresciuto velocemente e ha raggiunto l’Occidente, inizialmente solo il suo olio aveva un utilizzo industriale e le proteine ricavate venivano date come pasto agli animali da allevamento, con il progresso tecnologico è stato possibile trasformarle in cibo, poiché necessitano di diversi trattamenti prima di poter essere consumate.
La soia riscuote un consenso crescente non solo tra i vegetariani e i vegani, ma anche fra quanti semplicemente la ritengono un valido sostituto della carne e dei formaggi. C’è però chi nutre serie perplessità soprattutto in relazione al largo ricorso della chimica e alle tecnologie impiegate per estrarne le proteine, che accorciano e semplificano i lunghi procedimenti tradizionali delle culture orientali.
Sono stati infatti creati “nuovi” prodotti a base di soia dal colore e sapori camuffati e dalle caratteristiche organolettiche alterate, sostenuti da un marketing imponente e da un’ industria alimentare sempre più globalizzata. In passato, infatti, uno dei principali ostacoli a far accettare la soia ai palati occidentali era il suo retrogusto sgradevole, spesso oggetto di scherno e umorismo, come ci ricorda il detto: “Se in un magazzino ci fossero cereali e soia, i ratti mangerebbero i cereali e lascerebbero la soia.”
