Perché la prevenzione è importante? Ce lo spiegano i dati di Giovanna Borrelli

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“Prevenire è meglio che curare“: quante volte lo abbiamo sentito dire… Quando ci si trova in un Paese che non ha ancora recepito a pieno l’importanza di tale luogo comune, si comprende, però, che la strada verso la prevenzione è ancora lunga.
Uno spaccato di realtà italiana è stato portato in superficie, a partire dai dati del triennio 2011-2014, da Giovanna Borrelli nell’analisi “Il legame che c’è tra titolo di studio e stato di salute“, pubblicato su datajournalism.it il 2 aprile 2019. Nessuna edulcorazione, né terrorismo mediatico. Sono i fatti nudi e crudi ad essere descritti, per quanto la tematica sia complessa da esaminare e difficile da digerire. Perché basare le proprie riflessioni su questo articolo? Perché è un articolo di Data Journalism, o di giornalismo dei dati, di qualità.
Cos’è il Data Journalism
Quando si parla di Data Journalism, i riferimenti numerici dovrebbero derivare da fonti ufficiali. Il lettore avrebbe così la ragionevole certezza della veridicità dei dati sottoposti alla sua attenzione. Nel caso di Giovanna Borrelli le fonti sono l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP). In un’indagine statistica, spesso, per contenere costi e tempi, si studia un campione estratto da una popolazione di riferimento. La relazione tra titolo di studio e stato di salute nel Nord e Sud Italia, portata alla luce dall’articolo di datajournalism.it, è analizzata per la popolazione che vive in Italia: anche le persone non di origine italiana devono essere conteggiate. Da qui apprendiamo che il fenomeno è ben contestualizzato, con una localizzazione geografica precisa. Si prende in considerazione l’intero “stivale”, senza escludere alcun cittadino.
Un articolo di questo tipo, che sviscera con i numeri un tema estremamente rilevante, richiede mesi di letture ed elaborazioni. Molto lavoro che deve essere riassunto in un pezzo dalla lunghezza significativa. Ogni fenomeno è investigato approfonditamente, spiegato a parole, ma ancora meglio in cifre. Nessuna paura però, i numeri non devono renderci timorosi, se sono abilmente suddivisi in paragrafi ed esposti in grafici interattivi. La dinamicità dei grafici è evidente al passaggio del mouse.

La prevenzione in grafici
Andiamo al succo dell’articolo. A causa di una localizzazione eterogenea dei servizi sul territorio italiano, al sud il rischio di morte è maggiore rispetto al nord. Incrementano le probabilità di un decesso prematuro lo status sociale e il titolo di studio. Potrebbe sembrare poco attinente che dal livello culturale possa dipendere la propria sopravvivenza. Pensandoci con attenzione, più elevata è l’istruzione, maggiore è la possibilità di comprendere il valore della tutela della salute e dell’attuazione di comportamenti cauti. In tutta la nazione, gli uomini e le donne meno istruiti hanno una speranza di vita alla nascita ridotta di tre anni per i primi e di un anno e mezzo per le seconde. I risvolti peggiori si manifestano al sud Italia, dove, solitamente, l’assistenza sanitaria è debole. Attraverso i primi due grafici (cliccare qui per visionare quello riferito agli uomini e qui per quello riferito alle donne), anche semplicemente lasciati in modalità statica, si delinea la situazione sopra citata. E, se si volesse approfondire, basta spostare il cursore sui punti colorati per visualizzare la probabile età massima che donne e uomini possono raggiungere a seconda della regione e del livello culturale.
Ma se i cittadini meridionali poco istruiti hanno una speranza di vita alla nascita inferiore rispetto al Nord, anche il rischio di mortalità per questa categoria è minore, con un 38% di rischio tra gli uomini trentini ed un 29% tra gli uomini siciliani. Per questo parametro, le gradazioni di colore a seconda dell’intensità del fenomeno e la possibilità di selezionare le regioni delle quali si desidera visionare i dati rendono semplice la lettura.
In che modo si legano prevenzione e titolo di studio alle cause di morte?
L’articolo mostra, in un grafico a barre, che sono gli infarti e le ischemie le primarie cause di morte nel meridione tra gli individui meno istruiti. È ormai noto che le malattie cardiovascolari sono da ricollegarsi ad alimentazione scorretta, abuso di alcol, fumo e scarso movimento. Si deduce che la cucina tradizionale, il piacere di gustare un buon vino, la dipendenza da nicotina e la morbidezza del divano sono più persuasivi della consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni, di ogni anno scolastico seguito con successo e della paura indotta dai messaggi promozionali del Ministero della Salute. Tristemente, nel Nord Italia sono i tumori a regnare. Le cause? Oltre alle medesime già elencate, oserei citare il ruolo centrale giocato dall’inquinamento. Siate voi stessi però, a cimentarvi con le osservazioni delle barre del diagramma. Cambiate le cause di morte e direzionate il mouse su ogni barra corrispondente alla regione di vostro interesse, per determinare il numero di morti in eccesso ogni 10.000 persone all’anno.
In conclusione
Un argomento così pesante, che ci pone faccia a faccia con i nostri limiti e le nostre debolezze, non sarebbe stato efficace se descritto solo con una sequela di dati poco incoraggianti inseriti in un testo ricco di parole. È grazie ai grafici, ai collegamenti ipertestuali ben visibili e che rimandano ad ulteriori osservazioni, alla suddivisione in paragrafi e all’approfondita analisi dei dati che il tema è chiaro e resta impresso.
Il messaggio che mi porto a casa dopo la lettura dell’articolo di Giovanna Borrelli è che il benessere deve andare oltre il titolo di studio. Non vorremmo di certo vivere meno solo perché non abbiamo avuto modo di studiare o perché siamo nati in una regione meno fortunata. Dobbiamo essere noi a cogliere le opportunità che ci vengono offerte. Perché sì, abbiamo la possibilità di migliorarci e scegliere in che modo vivere.
Immagine di copertina di GotCredit