Isolata a Napoli nuova variante di SARS-CoV-2: primo caso di “nigeriana”

Isolata a Napoli nuova variante di SARS-CoV-2: primo caso di “nigeriana”

I laboratori dell’Università Federico II in collaborazione con l’Istituto Pascale di Napoli hanno isolato una nuova variante di SARS-CoV-2: la B.1.525 o variante “nigeriana”. Il professor Giuseppe Portella, membro del gruppo di lavoro della Federico II, ne descrive le caratteristiche, sottolineando l’importanza di analizzare tutte le forme virali circolanti per limitare la diffusione delle varianti con caratteristiche potenzialmente pericolose. 

Sappiamo che la malattia da Coronavirus 2019 (COVID-19) è una malattia respiratoria acuta causata dall’infezione da parte del virus SARS-CoV-2. I virus sono agenti biologici capaci di auto-replicarsi all’interno della cellula ospite, infettandola e producendo migliaia di copie del virus originario. Ogni virus contiene nel proprio genoma, DNA o RNA, le informazioni di cui ha bisogno per produrre proteine, eludere il sistema immunitario e replicarsi all’interno dell’ospite. I virus, in particolare quelli a RNA come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Tali mutazioni possono concorrere all’identificazione di diverse varianti, proprio come sta accadendo con SARS-CoV-2.

A Napoli è stata isolata una nuova variante, la B.1.525 , attraverso il lavoro coordinato dei laboratori dell’Università Federico II e dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS “Fondazione G. Pascale”. Ne abbiamo parlato con il Professor Giuseppe Portella, direttore del laboratorio della Federico II.

Professor Giuseppe Portella
Professor Giuseppe Portella
Come è avvenuta l’identificazione di questa variante?

L’identificazione è avvenuta nell’ambito di un progetto di ricerca finanziato dalla regione Campania. Il progetto includeva anche la ricerca di varianti virali attraverso la selezione di un certo numero di casi, sulla base di caratteristiche cliniche, come l’aggressività e la persistenza dell’infezione. Un altro parametro interessante era la provenienza geografica dei pazienti; infatti nel caso in questione il soggetto aveva soggiornato, prima di fare rientro a Napoli, nei Paesi Bassi e in Africa. Dopo la positività al virus, abbiamo ritenuto che questo fosse un caso meritevole di ulteriori approfondimenti.

In cosa consiste il sequenziamento del genoma virale?

Il sequenziamento è una tecnica che permette di conoscere la disposizione o sequenza dei nucleotidi che compongono l’acido nucleico sottoposto ad analisi. In pratica tale tecnica consente di ottenere la precisa sequenza dell’informazione genetica. Infatti grazie al sequenziamento è possibile confrontare le sequenze virali ottenute a partire dai tamponi di soggetti positivi al virus SARS-CoV-2 con la sequenza del virus originario, distinguendone le diverse varianti. Analizzando un buon numero di tamponi positivi, è possibile valutare se una variante è particolarmente frequente in una popolazione e avere indicazioni sull’associazione con particolari caratteristiche cliniche o epidemiologiche. Ad esempio, la variante inglese presenta una maggiore trasmissibilità. Se una variante possiede delle caratteristiche che conferiscono un vantaggio al virus,  può prendere il sopravvento sulle altre forme dello stesso virus presenti nella popolazione.

Tuttavia, sono necessari altri studi per confermare gli effetti dovuti ai cambiamenti della sequenza, come la possibile capacità di sfuggire agli anticorpi neutralizzanti. In particolare si analizzano le differenze di comportamento rispetto al virus originario su cellule infettate e coltivate in laboratorio.

Quali sono le caratteristiche emerse dal sequenziamento della nuova variante B.1.525? Perché è stata definita variante “nigeriana”?

La B.1.525 contiene varie mutazioni, alcune presenti anche in altre varianti di SARS-CoV-2 e una mutazione specifica, che la contraddistingue. Tale mutazione è localizzata nella proteina Spike, in posizione 677 (Q677H).  Altre mutazioni di B.1.525 sono in comune con le varianti già note, come quella inglese B.1.1.7 (501Y del 69-70 del 144) e quella sudafricana e brasiliana (mutazione E484K).

La variante B.1.525 al momento è stata osservata in un centinaio di casi in tutto il mondo. È stata individuata per la prima volta in Gran Bretagna e successivamente in altri paesi. Al momento si riportano casi nei seguenti paesi: Regno Unito (44), Danimarca (35), Nigeria (30), USA (12), Canada (5), Francia (5), Ghana (4), Australia (2), Giordania (2), Singapore (1), Finlandia (1), Belgio (1) e Spagna (1). In alcuni di questi paesi la variante B.1.525 è stata riscontrata in soggetti provenienti proprio dalla Nigeria, come avvenuto anche nel caso osservato a Napoli.

Quanto è importante studiare le diverse varianti del virus, anche quelle più rare e poco conosciute come B.1.525?

Già dalle prime fasi della pandemia sono state osservate diverse mutazioni nel genoma virale. Molte delle mutazioni individuate non hanno alcun effetto sul virus, solo alcune hanno un impatto significativo, perché conferiscono un vantaggio al virus stesso. Infatti alcune mutazioni incrementano la possibilità di sopravvivenza del virus, come la mutazione della variante inglese che determina una maggiore trasmissibilità. Le varianti potrebbero causare una maggiore patogenicità (malattia più grave) oppure conferire al virus la capacità di sfuggire al sistema immunitario, vanificando l’immunità acquista in seguito a infezione naturale o vaccinazione. Ciò preoccupa, perché potrebbe ridurre l’efficacia dei vaccini o causare delle reinfezioni.

Il professor Portella conclude sottolineando l’importanza di analizzare le diverse forme virali circolanti nella popolazione. Lo scopo della “caccia” alla varianti è individuare quelle con caratteristiche potenzialmente pericolose, perché in grado di minare l’efficacia della campagna vaccinale o di causare delle reinfezioni. Pertanto è indispensabile disporre di una rete di laboratori impegnati nell’identificazione e nel monitoraggio delle mutazioni di SARS-CoV-2 presenti nella popolazione. Solo in questo modo è possibile mettere rapidamente in atto contromisure efficaci rispetto a varianti più preoccupanti.

In copertina foto di fernando zhiminaicela da Pixabay

Varianti di SARS-CoV-2 presenti in Lombardia già all’inizio dell’epidemia

 

Anna Fortunato

Formazione scientifica e passione per la divulgazione. “Somewhere, something incredible is waiting to be known.”
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