Al mutar del vento muta la “moda”

Il criterio che stabilisce la “moda” è mutevole
Una determinata usanza o un certo costume quando diventano gusto prevalente di una popolazione di riferimento, si impongono nelle abitudini, nel modo di vestire, nel modo di vivere di quella popolazione e talvolta caratterizzano un fenomeno di impatto così elevato da chiamarsi fenomeno di costume.
Quel che diventa gusto prevalente viene registrato con una frequenza maggiore.
La moda è un indicatore di posizione in statistica. La sua definizione recita che essa è la modalità più frequente in una distribuzione.
Lo sapevate – ad esempio – che nel 1800 l’età media di morte era di 30 anni? Nel video ce lo spiega Claudio Fanetti – docente ai corsi di giornalismo digitale e giornalismo scientifico dell’Accademia Telematica Europea – per capire di cosa parliamo quando parliamo di media e mediana.
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È evidente l’analogia tra la moda statistica e la moda del gusto prevalente di un comportamento o di un’abitudine. Si parla di valore più frequente in entrambi i casi e formuliamo delle statistiche quando li descriviamo.
Il comportamento così come l’abitudine o il modo di vestire sono anch’esse variabili oggetto di indagine statistica e i valori più frequenti di queste caratteristiche costituiscono il costume, la tradizione e così anche la modalità statistica.
Naturalmente i criteri che stabiliscono la moda statistica sono mutevoli come lo sono ad esempio i criteri alla base del modo di vestire o delle abitudini in generale.
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Cosa determina quindi il mutar della moda?
Il cambiamento del valore che si ripete con frequenza maggiore dipende dal mutare di molte condizioni quali il grado di istruzione, le problematiche del contesto sociale e politico, il progredire della scienza, l’incidenza della condizione economica, l’interferenza di nuove conoscenze, i viaggi effettuati e via dicendo, poiché sono tante le condizioni soggette ad evoluzione che riguardano le unità statistiche che costituiscono la popolazione di riferimento.
La moda descrive costumi collettivi attuali e limitati ad un certo margine di tempo che sono in relazione al periodo storico e all’area geografica e culturale.
Esaminando la moda come tendenza nell’abbigliamento, gli anni ’80 del ventesimo secolo hanno eliminato il pantalone a “zampa di elefante” degli anni ’70, che però a distanza di decenni ha fatto ritorno nei nostri armadi.
È talmente mutevole il gusto che prevale in un determinato periodo e facile al rimpiazzo, che per lo stesso criterio non va rimpianto. La moda torna come il vento.
La Moda in Statistica
Per rilevare la modalità “moda” dobbiamo controllare la distribuzione di frequenze e trascrivere il valore più frequente. Se le frequenze sono simili tra loro, non possiamo dare importanza alla moda, che in tal caso prevale in maniera poco rilevante e descrittiva.
La moda è significativa quando la distribuzione ha frequenze diverse e che si discostano molto tra loro.
Altresì possiamo sempre avvalerci in statistica di questa modalità, sia per le variabili quantitative (dette, appunto, variabili), che per quelle qualitative (denominate invece mutabili). Quando esaminiamo mutabili, come indicatore di sintesi, possiamo usare solo la moda e mai la mediana o la media che si usano per le variabili.
Citando un esempio, per la mutabile “regioni italiane”, non possiamo calcolare media o mediana poiché questi indicatori devono confrontarsi con modalità quantitative e non con la distribuzione di frequenza, come per la moda. Infatti, in caso di variabili, la distribuzione di frequenza serve per ponderare la media.
Il passaggio da moda a stile richiede una forte identità personale
Non tutti gli individui si riconoscono nella “moda” del momento, poiché essa differisce dallo stile personale.
Lo stile rappresenta l’identità dell’individuo, che per soddisfare una sua affermazione può servirsi della moda del momento, ma senza identificarsi con essa.
Mi riferisco ad individui con personalità e identità forti, individui indipendenti e non schiavi della moda. Il fenomeno, chiaramente, oltre al carattere denota differenti condizioni sociali, economiche e culturali dei soggetti in causa.
Il passaggio da moda a stile assomiglia in Statistica al passaggio da collettività ad individuo. La Statistica si occupa di fenomeni collettivi variabili e quindi di popolazioni, ma non dimentichiamo che le popolazioni non sono altro che aggregati di individui. Così come, a causa del suo stile personale, l’individuo non si riconosce nella moda, anche di fronte ai risultati di un’indagine statistica, molti soggetti rivendicano la propria individualità.