Cambiamento climatico: così come per la pandemia, non siamo preparati

“Non siamo preparati al cambiamento climatico, così come non lo eravamo alla pandemia”
Sono le parole dell’ex rettore dell’università di Trieste Maurizio Fermeglia, ingegnere chimico, nell’intervento “Dopo il Covid il riscaldamento globale: siamo preparati?” svolto durante la manifestazione di divulgazione scientifica “Trieste next” assieme al climatologo Filippo Giorgi, al docente universitario di elettrotecnica Alessandro Massi Pavan e al dirigente di ricerca del CNR Nicola Armaroli.
Cambiamento climatico: pandemia ambientale
Ebbene sì, quando ci riferiamo ai cambiamenti climatici potremmo tranquillamente parlare di una “pandemia ambientale globale”. Dagli accadimenti dei mesi scorsi e di questo periodo, tutti abbiamo in mente la curva dei contagi e il modo in cui, più i giorni passavano, più i contagi si impennavano. Gli statisti chiamano questa rapida crescita “esponenziale”. Se osserviamo il grafico che indica il valore della concentrazione di anidride carbonica nell’aria degli ultimi 60 anni, vediamo lo stesso tipo di crescita, esponenziale.
La seconda analogia che possiamo notare è l’iniziale sottostima del problema. Nei primi momenti gli effetti erano evidenti solo in alcune zone, il Covid-19 in Cina, il riscaldamento globale nell’Artico. Ma oramai entrambi si sono estesi fino a raggiungere tutto il mondo.
Se parliamo della conta delle vittime, troviamo un’altra analogia. Ad oggi i decessi a causa del Coronavirus sono più di un milione, e l’inquinamento dell’aria secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità di causa milioni di decessi all’anno. Queste sono soltanto tre corrispondenze, ma ci fanno capire quanto sia critica la situazione.
Eppure, i climatologi che fanno informazione sui cambiamenti climatici vengono spesso tacciati di essere allarmisti, esagerati, irrealisti. Per questo motivo, i relatori sono andati a cercare i dati raccolti da specialisti di altri settori. Così scopriamo che gli economisti nel “The Global Risks Report 2020” stilano una classifica dei rischi in base alla probabilità di accadimento e alla gravità dell’impatto, e i rischi indicati come più probabili e più gravi sono proprio quelli legati all’emergenza climatica. Cambiando ambito vediamo cosa dicono gli assicuratori, che hanno a che fare ogni giorno con la valutazione dei rischi. La compagnia Munich RE ha calcolato la frequenza degli eventi catastrofici, sono aumentati di 4 volte negli ultimi 40 anni. Il cambiamento climatico impatta tutti i settori, senza fare distinzioni.
Il futuro: le previsioni
Per quanto riguarda il nostro futuro, le previsioni non sono affatto confortanti. La temperatura dell’atmosfera terrestre è già aumentata di 1 grado rispetto al periodo pre-industriale. Un solo grado è bastato per portare evidenti modifiche del clima, ad esempio, tutti noi in queste settimane stiamo vedendo le cosiddette “bombe d’acqua” che si stanno abbattendo sull’Italia. Purtroppo, i gradi sono destinati ad aumentare. Per limitare l’incremento della temperatura, 195 Stati hanno siglato l’Accordo di Parigi, un piano d’azione che ha lo scopo di limitare a 2 gradi l’innalzarsi della temperatura atmosferica (un grado in più rispetto alla situazione attuale). Insomma, se riusciremo ad eseguire tutte le azioni previste dal Piano di Parigi, potremo soltanto rallentare l’aumento della temperatura.
Come suggeriscono i relatori, per migliorare la situazione, perchè non iniziare a considerare l’emergenza climatica come se fosse una pandemia e attivare una risposta rapida alla crisi?
Per saperne di più ed approfondire, l’intero intervento è visibile su Facebook al seguente link.